Categoria "Racconti di viaggio"

Dove mangiare a Dubai

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Sono su un volo di sola andata verso l’Italia, vedo il Burj Khalifa che svetta maestoso sulla città, avvolta come spesso accade da un velo di umida foschia. Ciao Dubai!

E’ stato un anno intenso, emozionate, talvolta difficile in una città strana e surreale che, lo devo ammettere, qualche volta ho detestato e criticato. Ma sì, ci sono stati anche aspetti che ho apprezzato e se penso a ciò che più mi mancherà (escludendo gli affetti), una delle prime cose che mi viene in mente è la possibilità che avevo di mangiare ogni giorno qualcosa di nuovo.

Il panorama culinario di Dubai è stato per me davvero entusiasmante per varietà sia di cucine che di prezzi. Nell’immaginario comune è una città vip e costosissima (e in gran parte è vero), ma la realtà è un po’ più complessa di quel che si crede: il divario sociale è molto ampio e la ricchezza è mal distribuita. Il risultato è che esistono ristoranti chic e proibitivi, ristoranti di fascia media e ristorantini spartani ed economicissimi, dei veri e proprio hole in the wall in cui si mangia con pochi Dirham.

Inoltre, se pensate che gli emiratini rappresentano meno del 20% della popolazione mentre il restante 80% è composto da stranieri, viene facile anche capire come la varietà di cucine sia possibile.

La maggior parte degli abitanti di Dubai proviene da India, Pakistan, Bangladesh, Filippine, Egitto e altri paesi del Nord Africa e Medio Oriente. Va da sé che le cucine di questi paesi sono molto ben rappresentate. Esistono infatti una quantità spropositata di ristoranti indiani di vario genere, pakistani, iraniani, libanesi, egiziani, afgani ma anche yemeniti e palestinesi.

Non mancano poi nemmeno ristoranti giapponesi, italiani, messicani, brasiliani, coreani, taiwanesi, francesi, cinesi, thailandesi, indonesiani, malesi, nepalesi…e potrei citarne ancora.

La cucina emiratina per contro non è molto ben rappresentata, nel senso che i ristoranti emiratini autentici sono pochi e la maggior parte degli altri più commerciali propone una cucina che ha ormai assorbito moltissimi piatti della tradizione levantina (per esempio  tabulleh, babaganoush, fattoush) che però non sono propriamente emiratini.

In un anno ho avuto modo di assaggiare un sacco di cose diverse e provare svariati ristoranti e me ne torno a casa con il mio personalissimo “The best of”: un elenco di tutti i posti in cui ho mangiato, in cui avrei piacere di ritornare o che consiglierei a chi mi chiedesse un suggerimento.

Dunque, ecco qui alcuni dei miei ristoranti preferiti di Dubai!

 

Bu Qtair

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Una vera e propria istituzione a Dubai. Fino ad una manciata di mesi fa si trattava di un minuscolo baracchino a due passi dal Burj Al Arab. Il cibo ordinato veniva consegnato da una finestrella in piatti di plastica. Le posate le fornivano solo su richiesta e si mangiava alla bene e meglio nello spiazzo davanti al baracchino o nella più vicina panchina. Da poco si è trasferito in un edificio basso dall’altro lato della strada, decisamente più ampio con una sala interna e un cortile esterno con tavoli e sedie. Qui si mangia solo il pesce fresco del giorno. La cucina è a vista e quando andate ad ordinare potete vedere che pesce c’è e scegliere quale farvi cuocere. Viene marinato in una salsa speziata e poi fritto e potete scegliere di accompagnarlo con riso bianco e curry (consigliato). Vale la pena di provare anche i gamberetti.

Per 2 persone incluse bibite abbiamo speso 155Dhs.

 

Al Amoor

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Questo era il nostro ristorante egiziano preferito, uno dei primi in cui sono stata. Consigliatissime le falafel da ordinare assieme agli svariati contorni per assemblare da soli il vostro sandwich. Qui il pane è molto buono perchè viene cotto al momento ed è quindi freschissimo. Come dolce consiglio la custard pie (ma non fateci mettere su lo zucchero a velo altrimenti diventa dolcissima).

E’ a qualche centinaio di metri a piedi dal Mall of the Emirates, uno dei centri commerciali più famosi di Dubai. Fa consegne a domicilio, ma meglio mangiare le cose calde al ristorante.

Per due persone incluse bibite abbiamo speso 50Dhs.

 

Al Damyati & Iskandaron Restaurant 

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Altro indirizzo per le falafel, tra tutte quelle che ho mangiato queste sono forse le mie preferite perchè la panatura è super croccante e per questo mi piaceva mangiarle senza pane, intinte solo in un po’ di salsa tahini. Ottimo anche l’hummus. Non ricordo esattamente la spesa, ma veramente irrisoria. Non più di 60Dhs

 

Qwaider Al Nabulsi

Ultimo indirizzo, lo prometto, per le falafel. Questo è un negozietto palestinese, si trova all’angolo di Murraqqabat Street e fa solo falafel, le frigge dalla mattina alla sera. Potete prendere un sandwich al volo oppure sedervi all’esterno e gustarle con calma con tutti i vari contorni e salse. Consiglio di provare le Falafel mahshi (falafel di ceci ripiene di shatta, una pasta di peperoncino, sumac, cipolle e spezie).

n.d.r.: il tema su quale sia l’origine delle falafel è sempre caldissimo, diversi sono quelli che se ne litigano la paternità (israeliani, palestinesi, egiziani…). Ci hanno insegnato che per evitare incidenti diplomatici è meglio evitare discussioni sull’argomento :).

 

Aroos Damascus

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Questo è un buon indirizzo per assaggiare la kunafa, un dolce tipico di molti paesi arabi e del medio oriente. Anche qui l’origine è parecchio dibattuta. Le versioni sono molte, la più accreditata vuole che sia un dolce della Turchia ma sia stato realizzato nella versione attuale in Palestina, non a caso viene chiamata anche Kunafe Nabulsia, perchè appunto tipica di Nablus.

Il ripieno è fatto con il formaggio Akawi oppure con Nabulsi. Sono dei formaggi delicati a base di latte di pecora e talvolta capra, che in cottura si ammorbidiscono mantenendo però la forma. Una possibile variante per il ripieno è una crema morbida a base di latte e farina di riso, che resta più morbida.

L’ involucro è fatto di pasta kataifi spezzettata e spesso colorata di arancione con un colorante in polvere che si trova molto facilmente nei mercati nel Medio Oriente. Le Kunafa con questo tipo di copertura si chiamano khishneh. C’è poi anche la variante morbida ricoperta di semolino oppure mista semolino e kataifi (secondo me la migliore è quella con solo kataifi!). Viene preparata in delle teglie rotonde e molto grandi, con una quantità spropositata di burro chiarificato. Il tutto viene poi guarnito con sciroppo di zucchero. Vi dico solo che un pezzo di kunafa ha quasi 1.000 calorie…però vale la pena fare almeno un assaggino 🙂

Ho avuto la fortuna di assistere alla preparazione della kunafa proprio nelle cucine di Aroos Damascus e per questo ve lo consiglio. Non è molto comune che venga preparata direttamente dal ristorante, in genere viene prodotta industrialmente e i ristoranti che la vendono la cuociono/scaldano soltanto. Anche questo rientra tra i ristoranti low budget.

 

Feras

Altro locale consigliato per la kunafa, anche qui molto buona. Ma non solo, da Feras potete fare anche un assaggio di shawarma che sì, assomiglia al kebab ma non è esattamente la stessa cosa. La carne è sempre marinata e cotta allo spiedo come il kebab, ma in genere è solo di un tipo (pollo, manzo, tacchino). Feras fa anche consegne a domicilio ed è economicissimo. Uno shawarma sandwich costa appena 8Dhs mentre la kunafa ne costa 13Dhs.

 

 

Samadi Sweets

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Per concludere con i dolci vi segnalo questo laboratorio che si trova nella parte “vecchia” di Dubai. Hanno un’assortimento di baklave ed altri dolcetti tipici incredibile. Qui ho assaggiato i barazik (biscottini al sesamo), i Ma’amoul (dei biscottini speziati ai datteri, ma esistono anche con noci e con pistacchi) il Bukaj a base di pistacchi, i broma ai pistacchi e anacardi, i Shoaybiat ripieni di crema e infine i Karabij accompagnati da crema di saponaria (soapwort cream). La saponaria è una pianta che appartiene alla famiglia delle Caryophyllaceae dalle cui radici si ottiene questa spuma bianchissima, che a vedersi sembra meringa e che ha un inconfondibile aroma floreale. E’ stato un assaggio davvero interessante!

 

Sarvana Bhojan Shala

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A questo ristorante sono particolarmente affezionata, avendolo vicino casa eravamo diventati ormai clienti abituali. Si tratta di un ristorante indiano vegetariano che fa cucina del sud dell’India. Qui ho mangiato dei dosa favolosi, oltre ai curry (il mio preferito era l’aloo gobi masala) ed un fantastico mango lassi. Il branch in cui sono sempre andata è quello di Dubai Marina vicino la moschea, è sempre frequentatissimo da famiglie indiane. Fa consegne a domicilio.

Per due persone incluse bibite abbiamo speso 150Dhs.

 

Al Tawasol

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Questo ristorante ad Al Rigga ve lo consiglio se volete provare dei tipici piatti emiratini. Dall’esterno è abbastanza anonimo, ed in realtà lo è anche un po’ all’interno. Però la cosa bella è che è davvero tipico, ci sono solo un paio di tavoli veri e propri, poi la sala è divisa in una sorta di alcove, i pavimenti sono ricoperti da tappeti e cuscini e si mangia seduti per terra. Quando il cibo è pronto i camerieri srotolano una specie di tovaglia di plastica al centro della saletta e vi poggiano sopra il cibo. Ci si passa i vassoi di cibo e ci si serve da soli e, come da tradizione, si mangia con le mani (solo con la mano destra). Qui ho provato alcuni piatti emiratini tipici, come l’harees, un porridge di grano e carne dal sapore forte e dalla consistenza un po’ cremosa…un piatto sostanzioso della tradizione che sono contenta di aver provato ma me ne è bastato un assaggio. Poi Emirati Chicken Machboos, pollo cotto in un mix di spezie chiamato bezar e riso, ed infine il mio piatto preferito in assoluto, il Laham Salona, carne di agnello stufata e tenerissima cotta con un mix di spezie emiratine. Il tutto è stato seguito dal Laban, una bevanda rinfrescante di latte fermentato.

Anche qui i prezzi sono molto contenuti, in 2 si spendono 110 – 120dhs

 

Origami

Origami è un ristorante fusion giapponese che si trova al Souq al Fishing Harbour di Umm Suqeim. Il modo in cui l’ho scoperto è stato abbastanza fortuito. Ero a mangiare da Bu Qtair che è proprio a due passi e l’orecchio mi è andato ai discorsi del tavolo dei vicini, che dicevano “On that side of the road there is one of the best Japanese in town”. Che faccio quindi, una chance non gliela do? 🙂

Premetto che io in genere non amo le cucine fusion e non so giudicare se questo sia davvero il miglior ristorante giapponese di Dubai, ma devo dire che ci è piaciuto parecchio. Sono specializzati in maki, quindi vi consiglio di andarci senza aspettarvi grande varietà nel menù. I must try sono il salmon katsu, che ha una panatura croccante e leggera favolosa, e per quanto riguarda i maki il “vulcano”. Buoni anche i rock shrimps!

Ultima nota per la location. L’interno del locale è piccolino (ma ha di bello che gli chef rollano maki a vista), la cosa più bella secondo me è mangiare all’esterno, sul terrazzo con vista sul porticciolo dei pescatori. Bellissimo di giorno quando il sole e le temperature sono ancora gradevoli.

E’ costosetto, considerate una spesa di circa 300dhs in due.

 

Pots Pans & Boards

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Questo ristorante è stata una scoperta degli ultimi giorni. Si trova a The Beach a JBR e, anche se generalmente cercavo di evitare ristoranti in quella zona, questo mi aveva particolarmente ispirato. Dopo esserci andata ho scoperto che il mio istinto ci aveva visto giusto. Pots Pans & Boards infatti è dello chef inglese Tom Aikens, 2 stelle Michelin. Chiarisco che non c’è lui in cucina, ma ne cura il menù e immagino ne abbia selezionato anche i cuochi. Ad ogni modo il cibo è favoloso. Sogno ancora la loro apple pie calda, la crab cake e l’hummus di patate dolci con polvere di carbone. Se volete spendere qualcosa in più e fare una cena un po’ più ricercata, è un must! E poi The Beach è una zona carina e rilassante per passeggiare sia di giorno che di sera (temperature permettendo).

Per due persone abbiamo speso circa 500dhs, ma il prezzo può variare sensibilmente in base a ciò che ordinate.

 

Mythos

E’ un ristorante greco in zona JLT, nascosto all’interno dell’ Armada BlueBay Hotel. L’atmosfera è bella e rilassata, l’arredamento curato ed armonioso, è uno dei pochi posti in cui per una serata mi sono sentita in Europa. Sarà forse perchè servono alcool? 🙂

Il cibo è molto buono e c’è la possibilità di mangiare all’esterno, anche se di fatto si è chiusi in un recinto. I locali che servono alcool sono sempre nascosti dagli sguardi esterni o coperti da barricate.

Qui considerate una spesa di circa 250dhs in due, ma dipende un po’ dai piatti e se bevete alcool.

 

Texas Roadhouse

La Texas Roadhouse è stato uno dei primi ristoranti in cui mi hanno portato. Si trova al Dubai Mall, nello spiazzo circostante le famose fontane. La carne è molto buona, tenera e saporita, il servizio rapido e la location degna di nota. Vi consiglio di andarci a cena e una volta finito aspettare lo spettacolo delle fontane, che c’è la sera ogni 30 minuti ed è veramente suggestivo. Vi consiglio assolutamente di ordinare la rib-eye…tenerissima!!

Il costo è di circa 250Dhs in due.

 

Qualche altro indirizzo in breve:

Baker & Spice: andate per colazione e mangiate la loro granola homemade con fruit compote. Me la sogno ancora!

Tortuga: buon ristorante messicano a Medinat Jumeirah e location molto romantica. L’ho scelto per il mio Farewell party. Serve alcool.

Yamanote bakery: una pasticceria giapponese che ha diverse sedi. La trovate nel Dubai Mall e potete approfittare per assaggiare qualche dolcetto in stile nipponico. Buona la chiffon cake.

Zaroob: un ristorante che fa cucina medio orientale molto carino. L’arredamento è particolarissimo e fanno dei succhi e centrifugati da frutta fresca al momento molto buoni.

Nola: E’ di fianco a Mythos e qui ho mangiato una chevice tra le più buone mai provate. Ve lo segnalo però anche come locale dove andare per un dopocena perchè l’ambiente è carino e anche qui potete prendere un drink. L’unica cosa fastidiosa è il fumo all’interno.

The Counter: Build your own burger! così funziona dal The Counter; puoi costruirti il tuo burger, scegliere che tipo di pane, la quantità di carne (c’è anche opzione veg) e tutti i vari condimenti (formaggi, verdure, salse ecc). Dopo aver provato diversi burger in città abbiamo concluso che questo è il migliore. Io sono andata al branch di JBR, ma ce n’è uno anche dentro al Dubai Mall e pare che sia il più buono in assoluto.

 

Altre info sparse…

– E’ molto comune che i vari ristoranti abbiano più branch sparse per la città. Qui bisogna fare un po’ di attenzione perchè non tutte le filiali hanno lo stesso livello di cucina. Vi consiglio di dare sempre prima un’occhiata su Zomato.

– a Dubai è abbastanza difficile trovare un buon espresso. Al momento dell’ordine vi chiederanno sempre “single or double” e anche se dite “single” ve ne porteranno uno piuttosto lungo. Se avete voglia di un buon espresso con Starbucks dovreste andare abbastanza sul sicuro. In generale un espresso a Dubai costera 15 – 16 Dhs.

– Siccome negli UAE l’alcool è vietato, i locali si sbizzarriscono con succhi, centrifugati, smoothies. Se vi sedete a bere qualcosa vi consiglio assolutamente di provare un Lemon Mint, ma suggerisco di chiedere “sugar on the side” perchè a volte esagerano e diventa dolcissimo. In questo modo vi porteranno una brocchetta con sciroppo di zucchero e potrete aggiustarlo voi secondo i vostri gusti. Vi consiglio anche di provare qualche drink a base di cetriolo, per me sono stati una bella scoperta.

– Tema alcool. Come detto negli UAE l’alcool è vietato in quanto paese mussulmano. In genere i ristoranti e locali sono quindi alcool free, fatta eccezione per quelli che sono dentro gli hotel o nello stesso building e poche altre eccezioni (come lo Yatch Club di Dubai Marina). Di conseguenza l’alcool a Dubai è costo. Alcuni locali fanno l’happy hour con birre a prezzo scontato. Per segnalarne alcuni: Yatch club (dalle 18.00 alle 20.00 birra a 25 Dhs), Shades all’interno dell’hotel The Adress in Dubai Marina, (birra 2 x 1 dall 17.00 alle 19.00 al costo di 45Dhs), poi c’è il già citato Nola a JLT e diversi altri, basta cercare un po’. Per la sera suggerisco una passeggiata a Medinath Jumeirah, per stare almeno all’aperto, ci sono tanti locali tra cui poter scegliere. Qui tra gli altri c’è anche il Belgian Café con ottime birre belghe (ma il cibo è pessimo. Bere, ma non mangiare!).

– Tema pizza. In un anno avrò mangiato pasta in tutto 2 volte, ma la pizza…quella per me è irrinunciabile. Se durante la vostra permanenza vi viene voglia di pizza buona, vi consiglio questi ristoranti: Cucina Mia (JBR), 800 degrees (dentro al Mall of the Emirates, ma limitatevi a condimenti semplici perchè alcuni toppings non sono di gran fattura), Margherita (JBR – questa la suggerisce il fidato  gruppo del pizza tasting ancora negli UAE 😉 ), Fratelli La Bufala (The Beach, JBR)

– All’incirca da inizio novembre a fine aprile si tengono in città un paio di Farmers Markets molto carini. In particolare vi consiglio di andare al Ripe Market che si tiene ogni venerdì mattina all’interno dello Zabel Park. L’ingresso al parco costa 5 Dhs e vi troverete in un vivace mercato pieno di bancarelle e food trucks che vendono i cibi più svariati. Portate un telo e potete fare un piacevolissimo picnic!

 

 

 

Cosa mangiare in Giappone: la mia top 10

TokyoVisitare il Giappone è sempre stato uno dei miei sogni nel cassetto, un sogno che ho finalmente realizzato circa un anno fa. Non avevo scritto ancora nulla a riguardo, un po’ perché durante il viaggio ero stata così assorbita da tutto quello che avevo attorno, che non mi ero dedicata ad un reportage fotografico-culinario ben fatto, un po’ perché il tempo per scrivere e rimettere assieme le idee non è mai abbastanza.

Nell’ultimo periodo però molti amici sono partiti e molti altri stanno organizzando il loro prossimo viaggio, quindi ho deciso finalmente di mettere per iscritto i miei consigli culinari che, anche se un po’ tardivi, restano sempre validi.

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Ecco quindi in 10 punti quello che consiglio a tutti di assaggiare durante un viaggio in Giappone!

 

1)  Curry Rice (Karē Raisu)


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Pochi lo immaginano ma il vero piatto nazionale del Giappone non è il sushi, bensì il curry, tradizionalmente a base di patate, cipolle, carote e carne ed accompagnato da riso bianco. Si tratta di un curry molto diverso da quello indiano o thailandese: molto meno speziato, più denso e dolce. Questo perché il curry è stato introdotto in Giappone a metà dell’800 dai mercanti inglesi, che utilizzavano un mix di spezie più mitigato e vicino al gusto occidentale.

Esistono catene di ristoranti specializzati nel curry e le versioni in cui potete trovarlo sono svariate: il kare-katsu ( ossia il curry accompagnato dal tonkatsu, la cotoletta di maiale), il  kare-udon e kare-ramen (con gli udon e con il ramen, che sono due varietà di noodles), o anche come ripieno di panini chiamati kare-pan che si trovano nei forni e konbini (cioè minimart), ottimi per una merenda al volo.

Se volete cimentarvi voi stessi, qui trovate la ricetta 🙂

 

2) Onigiri e sushi rolls

 

Gli onigiri sono quelle meravigliose palline di riso, a volte tonde a volte triangolari, che se siete cresciuti con i cartoni giapponese avrete visto già un milione di volte. Durante il nostro viaggio sono stati spesso e volentieri il nostro pranzo in quanto buoni, sostanziosi ed economici.

Di che si tratta? è appunto una palla di riso, che può essere bianco o aromatizzato, ad esempio con sesamo bianco o nero, pasta di miso, furikake (un insaporitore composto da vari ingredienti tra cui alga wakame, semi di sesamo, salmone o altro pesce essiccato, prugne umeboshi essiccate ecc.), ripiena con ingredienti vari: tonno e maionese, salmone saltato, prugne umeboshi, tempura di gamberetti, pollo…Le varianti sono tantissime e vale la pena fare più di qualche assaggio. Qualche volta sono avvolti nell’alga nori, altre volte ce n’è solo un quadratino in basso,  altre volte non c’è affatto.

Un altro snack alternativo assieme agli onigiri sono i shushi rolls, in assoluto i miei preferiti. Si tratta di rotolini di riso ripieni di ingredienti vari (salmone, gamberi, avocado, tonno, cetrioli, maionese ecc.) avvolti nell’alga nori. In sostanza sono i rotolini che una volta tagliati diventano i “maki”, presenti nel menù di qualunque ristorante di sushi. Li consiglio vivamente per uno snack o pranzo veloce. Vi basterà andare in uno dei numerosissimi konbini  per trovarne sempre di freschi nel banco frigo.

La cosa carina è che sono spesso e volentieri confezionati in modo che l’alga nori resti “impacchettata” e non a contatto diretto col riso, in modo da mantenere la sua croccantezza. Quando è troppo umida infatti diventa un po’ gommosa.

 

3) Ramen

 

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Non si può andare un Giappone senza mangiare un’autentica ciotola di ramen. O due. O anche tre. Meglio abbondare perché anche qui, manco a dirlo, esistono tante varianti.

Il ramen è una zuppa di noodles, probabilmente introdotta dalla cucina cinese, che è diventata un altro piatto di bandiera. Ha 3 componenti fondamentali: il brodo (di pollo, manzo, maiale, pesce fresco o secco), i noodles e i condimenti.

Si possono individuare a grandi linee 4 varianti di brodo, ma tenete presente che nel mezzo c’è un mondo di diversificazione perché ogni ristorante di ramen  – ramen-ya – crea il suo brodo. Queste varianti sono:

shoyu: è la parola giapponese per “salsa di soia” e sta ad indicare appunto un brodo (generalmente a base di pollo a cui può essere aggiunto manzo, maiale o pesce) insaporito con la salsa di soia.

shio: significa “sale” ed indica quindi una zuppa leggera e chiara, insaporita con il sale. Generalmente il brodo è a base di pollo e maiale.

miso: è la pasta di soia fermentata e rende il brodo più spesso e dal sapore più intenso.

tonkotsu: è la parola giapponese per “ossa di maiale”, che ne è l’ingrediente principe. A differenza dei primi tre, qui ci si riferisce non ad un insaporitore ma alla base vera e propria del brodo, che è in questa versione più spesso, biancastro e quasi cremoso.

Troverete spesso queste diciture nei menù e sapere il significato vi aiuterà a scegliere.

Un altro criterio per definire il tipo di brodo è anche valutarne lo spessore o densità. Se avete davanti una ciotola di brodo biancastro ed opaco, quasi denso/gelatinoso, allora si tratterà di un brodo in cui sono state fatte bollire a lungo delle ossa, che hanno rilasciato tutti i loro grassi e proteine. Questo brodo viene definito kotteri, ossia “ricco”. Al contrario, se vi trovate di fronte ad un brodo più chiaro e liscio, si tratta di un brodo assari, ossia “leggero”, più ricco di verdure e con una cottura più breve.

La seconda componente è quella dei noodles, fatti con farina di grano, sale, acqua e il kansui, un’acqua alcalina che li rende elastici e giallognoli.  Ne esistono diverse versioni, quelli classici sono lunghi e sottili, ma possono variare in spessore e forma (ad esempio esistono quelli dritti e quelli “ondulati”). In alcuni ramen-ya potrete anche scegliere il tipo che preferite.

Questa bella ciotola di brodo e noodles viene poi guarnita  con un sacco di condimenti, come fettine di maiale arrosto o brasato (chashu), pancetta di maiale (kakuni), germogli di soia crudi o cotti, uova sode o anche crude, alghe wakame o nori, fettine di tortine di pesce stile i bastoncini di polpa granchio (kamaboko), cipollotto o porro affettato, funghi e molto altro.

Spesso e volentieri le ramen-ya sono dei piccolissimi ristorantini con pochi posti a sedere. Alcuni hanno all’ingresso una macchinetta stile distributore automatico da cui potrete fare il vostro ordine. Ogni tasto corrisponde ad un piatto del menù e ne è riportato il costo: basta inserire i soldi nella macchinetta e vi viene fuori il tagliandino con su scritto il piatto che avete scelto. Lo consegnate poi al bancone e loro nel giro di poco vi serviranno il vostro ordine.

 

4) Tonkatsu

 

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Sembra solo una cotoletta di maiale, ma non fatevi fuorviare, non ditevi “la cotoletta me la mangio a casa” perché il tonkatsu vi porterà su un altro pianeta.

Si tratta di carne di maiale fritta con una panatura leggera e croccante di panko (il tipico pan grattato giapponese), servita generalmente come set assieme ad una ciotola di zuppa di miso, salsa tonkatsu  accompagnata da sesamo tostato servito in una ciotolina rigata con pestello (che si chiama suribachi),  in modo da poterlo macinare la momento ed aggiungerlo a piacere alla salsa. Il tutto è accompagnato da sottaceti, insalata di cavolo bianco finemente tagliato e salsa di sesamo per condirlo.

La cotoletta viene servita già tagliata a strisce sopra una piccola griglia posta nel piatto. La dovete provare, non ve ne pentirete!

Oltre a questa versione (la mia preferita) si può trovare anche il chikinkatsu (cotoletta di pollo), gyukatsu (cotoletta di manzo) e persino la versione con prosciutto cotto e carne macinata. Nella foto sotto, il mio tonkatsu era accompagnato dalle korokke, le tradizionali crocchette di patate giapponesi.

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Il tonkatsu può essere servito anche in altri modi. Oltre al Katsu Kare di cui ho parlato prima, c’è il katsudon, che è una ciotola di riso servita appunto con il tonkatsu cotto con una mistura di uova e cipolla, e il katsu sando,  panini farciti con la cotoletta e il cavolo.

Molti ristoranti servono il tonkatsu, quelli specializzati in questo piatto si chiamano tonkatsu-ya, vi basterà cercare un insegna con questi simboli:  とんかつ

 

5) Okonomiyaki

 

L’okonomiyaki è una sorta di pancake salato composto da una pastella i cui ingredienti sono uova, farina, cavolo,  tenkatsu ( delle piccole palline fritte di tempura), cipollotto, Nagaimo o Yamaimo (ossia la patata giapponese di montagna, un tubero che una volta grattugiato rilascia un liquido biancastro molto gelatinoso),  gamberetti, polpo o altro pesce, beni syoga (pezzettini di ginger sott’aceto), bacon. Il tutto viene cotto su una piastra e poi condito con salsa okonomiyaki,  maionese Kewpie (tipica giapponese, diversa dalla nostra maionese per via dell’uso dell’aceto di riso e della consistenza più cremosa) Katsuobushi (lamelle di bonito essiccate), aonori (scaglie di alga). Per capirci, erano quelle cose che cucinava zio Marrabbio. Lo so che dalla descrizione non fanno esattamente venire l’acquolina, ma fidatevi e provateli.

katsuobushiLe due varianti più famose di okonomiyaki sono quella di Osaka e quella di Hiroshima. La differenza principale è che ad Osaka tutti gli ingredienti vengono mischiati prima di essere versati sulla piastra incandescente, mentre ad Hiroshima vengono cotti a strati.

Letteralmente Okonomiyaki vuol dire “quello che ti piace (okonomi) alla piastra (yaki)”, quindi c’è sempre un’ampia scelta di condimenti possibili.

 

6) Takoyaki

 

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I takoyaki sono delle palline di pastella e polpo cotte in apposite piastre e forma di semisfera. Vederne la preparazione è quasi ipnotico per la rapidità e manualità con cui i giapponesi riescono a girarle per farle cuocere completamente usando le sole bacchette.

Sono un tipico cibo da strada originario di Osaka ma si trovano in tutto il Giappone. Si servono condite con salsa takoyaki, maionese, katsuobushi e alga aonori. Da provare…ma attenti a non ustionarvi la bocca!

 

7) Kaiseki

 

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In Giappone si può mangiare roba buonissima spendendo davvero poco. Però durante un viaggio il mio consiglio spassionato è di dedicare almeno un pasto alla cucina kaiseki.

Si tratta della cucina più raffinata e ricercata, fatta di tante portate (fino anche a 15) servite in piccole porzioni; i cibi sono di stagione e cucinati utilizzando diverse tecniche. In genere un menù kaiseki prevede dei piccoli antipasti (shiizakana), una zuppa (suimono), sashimi (mukouzuke), verdure bollite (nimono), pesce grigliato (yakimono), cibi cotti al vapore (mushimono), marinati (sunomono), conditi con salse (aemono) o fritti (agemono). Il tutto è sempre accompagnato da riso, zuppa di miso e un piatto dolce per terminare il pasto.

Potete scegliere di andare in un ristorante specializzato in cucina kaiseki, oppure un’altra buona idea è pernottare in un ryokan che serva pasti di questo tipo (in molti lo fanno, vi basta chiedere prima di prenotare).

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Questa è un’esperienza che consiglio perché permette di assaggiare cibi e modalità di cottura che altrimenti sarebbe difficile, se non impossibile, provare. Buttatevi con fiducia e voglia di sperimentare e con la consapevolezza che in certi momenti non saprete neanche cosa state mangiando.  E vi piacerà!

 

8) Yakitori

 

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Gli yakitori sono dei tipici spiedini di pollo cotti sulla brace e serviti come snack in molti bar, pub (izakaya) e ristoranti specializzati (yakitori-ya).

Negli spiedini viene usata ogni parte del pollo: petto, ali, pelle, cartilagine, fegato, cuore ed altre interiora. Io non amo particolarmente le interiora e mi sono fermata alle versioni più semplici, ossia lo spiedino di coscia e porro (Negima) e quello con polpetta (Tsukune). Possono esser conditi con la salsa tare (una salsa di soia più densa e dolciastra) oppure semplicemente con un pizzico di sale. Buoni gustati assieme ad una Sapporo!

 

9) Tempura

 

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La tempura è un altro piatto simbolo del Giappone e anche abbastanza conosciuto in Italia. Non è altro che verdure e pesce impastellati e fritti, ma la vera differenza la fa la pastella. La panatuare deve risultare sottile, croccante, leggera e non unta.

Può essere servita come portata principale o come accompagnamento o guarnizione di altri piatti, è quindi facile trovarla nella gran parte dei ristoranti. Il luogo migliore per assaggiarla però è nei ristoranti specializzati, i tempura-ya., anche se sono generalmente più costosi.

 

10) Taiyaki


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Sono delle tortine tipo waffle a forma di pesce e ripiene tradizionalmente di crema di  fagioli rossi (anko).Sono un tipico cibo da strada e vengono preparati in un’apposita piastra a forma di pesce, infatti “tai” vuol dire “pagello” (ossia il nome di una varietà di pesce) e “yaki” vuol dire “alla piastra”. Io li ho provati nella versione tradizionale e con ripieno di crema e, anche se la crema di fagioli rossi è un po’ particolare e molto dolce, penso che meritino un assaggio.

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Queste sono le cose che ho apprezzato di più della cucina giapponese durante il mio viaggio e che consiglierei a tutti di provare. Il mio elenco lo considero però provvisorio: ci sono tante altre cose che non sono riuscita ad assaggiare e che proverò nel mio prossimo viaggio. Altre cose che invece ho assaggiato, ho apprezzato e di cui qui non ho scritto perché la top 10 non sarebbe più stata top 10 :).  Parlo di mochi, melonpan, yakisoba, donburi, té matcha, kushikatsu di Osaka ed altri. Discorso a parte lo faccio invece per il sushi: non è nella mia top 10 perché questo ormai lo conoscete tutti e sono sicura che sarà in ogni caso tra le cose che assaggerete.

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Cosa non mi è piaciuto…

Tra le tante cose che ho assaggiato c’è stato anche qualcosa (poco) che non ho particolarmente apprezzato: il gelato al wasabi, che per me ha un sapore davvero troppo particolare, e i dango, delle palline fatte con farina di riso e servite a mo’ di spiedino, che possono essere condite in vari modi. Io ho provato i Mitarashi Dango grigliati (ma possono essere anche solo bolliti) conditi con una salsa a base di salsa di soia e zucchero, che dà un sapore di misto dolce e salato, che a me, assieme alla consistenza gommosa, non ha entusiasmato. Infine, ultima cosa che non mi è piaciuta è l’uni sushi, cioè il sushi con il riccio di mare. So che è considerata una vera prelibatezza, ma a me il riccio di mare proprio non va giù, sorry.

Detto questo, i gusti si sa sono soggettivi e non è detto che ciò che non è piaciuto a me non piaccia neanche a voi. Se c’è qualcosa che vi ispira provatela!

Spero che questo post possa tornare utile a qualcuno, io intanto vi saluto con un “To be continued” augurandomi di tornare al più presto in questo paese meraviglioso!

A Casa do Evaristo: il mio posto preferito a Porto

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Era una tarda mattinata del nostro ultimo giorno a Porto e gironzolando senza meta ci siamo ritrovati davanti alle vetrine di questo localino.

Mi è bastata un’occhiata per farmi innamorare: già da fuori si respirava un’atmosfera accogliente e calda, curata ed elegante nella sua semplicità. C’era quel tavolino tondo vicino alla finestra con le tendine a mezzo vetro proprio come l’ho sempre immaginato io e c’era un fotografo che su quel tavolino stava fotografando i piatti usciti dalla cucina con quella cura ed attenzione al dettaglio a me così familiari.

a casa do Evaristo

Come poteva non essere amore a prima vista?

Siamo ritornati qualche ora dopo per il pranzo e c’era la fila, così nell’attesa abbiamo fatto la conoscenza del padrone Pedro ed abbiamo scoperto che Evaristo è il nome di un personaggio cinematografico molto conosciuto in Portogallo e che il locale aveva aperto da appena una settimana.

E’ una casa tradicional portuguesa dove si può andare per colazione,  pranzo o per un caffè. Durante la settimana viene proposto un menù per pranzo che comprende un antipasto (in genere una zuppa), un piatto principale a scelta tra due opzioni, pane, caffè e bibita il tutto al costo di 6 euro. A questo si può aggiungere anche un dolcetto per chiudere il pasto in bellezza, anche la scelta sul dolce varia di volta in volta e ad un prezzo molto modico si può fare un pasto completo, abbondante e delizioso. Nel weekend invece ci sono dei menù speciali (ma quelli non sono riuscita a provarli).

Noi abbiamo cominciato con un buon caldo verde, che è una zuppa tipica mangiata spessissimo in Portogallo. E’ preparata con patate, cavolo, cipolla, brodo e qualche fetta di salsiccia portoghese piccante.

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Come portata principale abbiamo scelto l’ empadão d’a Casa do Evaristo,  un timballo di carne e patate che ci hanno servito un pentolino rosso adorabile. Il timballo era davvero squisito e abbondante, abbiamo fatto un po’ fatica a finirlo ma era troppo buono per lasciarlo.

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Infine il dolce, a cui non sappiamo mai dire di no:  un Leite Creme queimado na hora, ossia una  crème brûlée

Leite Creme queimado na hora

A Casa do Evaristo entra di diritto nella top list dei mie posti preferiti, sia per la qualità del cibo per che l’ambiente. Io l’ho definito una piccola isola felice, questa è la sensazione che da.

Se vi trovate a Porto non posso che consigliarvi di farci una capatina.

A Casa do Evaristo
Rua de Fernandes Tomas 535, Porto 4000-217 Porto, Portogallo
Aperto dal lunedì al sabato dalle 8.00 di mattina alle 20.00. La domenica dalle 8.00 alle 16.00.

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