Categoria "Dolci al cucchiaio"

Granita al limone

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La ricetta di questa granita viene direttamente da Marion Lichtle, la pasticcera del ristorante romano il Pagliaccio che ho avuto il piacere di ammirare all’opera durante la scorsa edizione di Identità Golose. Marion l’aveva preparata durante il congresso e ce l’aveva fatta assaggiare insieme ad un biscotto al finger lime, un frutto australiano incredibilmente profumato che con la granita ci stava a pennello.

Erano mesi che volevo farla, anzi a dir la verità ho aspettato anche troppo visto che l’estate è ormai quasi agli sgoccioli! Però c’è ancora abbastanza caldo per gustarsi una bella granita fresca, non credete? Per le dosi sono rimasta fedele alla versione originale, fatta eccezione per lo zucchero che come al solito ho ridotto. Per il procedimento invece sono andata un po’ a memoria visto che non ho ritrovato il foglio su cui l’avevo appuntato!

Io ho messo la granita a congelare in bicchieri di plastica in modo da avere delle monoporzioni già pronte. Inoltre in questo modo è facilissimo trasferire la granita in bicchieri da servizio.

Ingredienti
400ml acqua
200ml succo di limone filtrato
125g zucchero (200g nella versione originale)
30g latte condensato
1 spicchio di limone e qualche foglia di menta per guarnire

Preparazione
Versare l’acqua in un pentolino e portarla a leggera ebollizione. Aggiungere lo zucchero e far bollire per 10-15 minuti. Rimuovere dal fuoco e far raffreddare.

Spremere i limoni (circa 3) per ricavarne 200ml di succo. Filtrare il succo e versarlo nello sciroppo di acqua e zucchero ormai freddo. Aggiungere il latte condensato e mischiare bene. Versare il tutto in bicchieri di carta e riporre in freezer per 4 ore.

All’occorrenza, estrarre dal freezer 1 o più bicchieri per volta, trasferire il contenuto in un bicchiere o ciotola per servire e guarnire con una fetta di limone e qualche fogliolina di menta.

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Panna cotta allo sciroppo d’acero

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Le mie visite alle librerie funzionano di solito così: entro, mi piazzo davanti allo scaffale dedicato alla cucina ed inizio ad esaminare tutti i titoli. A mano a mano estraggo dagli scaffali i volumi che mi ispirano di più fino a che non mi ritrovo tra le mani una pila di libri tanto pesante che le braccia non ce la fanno più a reggere. Allora mi fermo, mi siedo nell’angolino dove ci sono i tavolini  ed inizio ad esaminare attentmente ogni testo, il che in genere mi richiede almeno un’oretta. Ho voglia di comprare, ho voglia di tornare a casa con il mio nuovo ricettario, mettermi comoda e leggermelo tutto di un fiato come se fosse il romanzo più avvincente che sia mai stato scritto. Eppure continuo a passare da libro a libro senza riuscire a decidermi, “qui c’è questa ricetta che sembra veramente buona, lì però c’era quella che…e in quell’altro ce n’erano un paio che…”. Insomma, non riesco a risolvermi, sono talmente indecisa che alla fine mi alzo, raccolgo la mia pila di libri, torno allo scaffale e li rimetto uno ad uno al loro posto. Tutti. Ed ogni volta torno a casa con le mani vuote. Questo è quello che succede, in genere.

Stavolta no, però. Stavolta ce l’ho fatta a portarmi a casa il mio piccolo “romanzo”. E la scelta è caduta su “Panna Cotta” di Stéphanie Bulteau, della Guido Tommasi Editore. 28 ricette in cui la panna cotta è declinata in tutti i modi, abbinata con i più svariati tipi di ingredienti. Io che con la mia prima panna cotta sono rimasta sulla versione più semplice, ho scoperto un mondo!

Ingredienti (per 4 persone)
400 ml panna fresca
2 fogli di gelatina
200 ml sciroppo d’acero

Preparazione
Ammorbidire i fogli di gelatina in acqua fredda per 15  minuti. Versare la panna in una pentola e scaldare fino a portarla a leggera ebollizione. Rimuovere dal fuoco e incorporare la gelatina ben strizzata, mescolando bene affinchè si sciolga completamente. Aggiungere infine 150 ml di sciroppo d’acero e versare nei bicchierini. Far riposare in frigo per almeno 5 ore (io per una notte intera). Prima di servire, distribuire il restante sciroppo sulla panna cotta.

Fonte: “Panna Cotta”, Stéphanie Bulteau, Guido Tommasi Editore

Storie di una Panna cotta alle more

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Buon aprile a tutti e, anche se in ritardo, buona primavera!!!

Oggi ritorno con la 6°-7° (boh ho perso il conto…) puntata del mio menù speciale dopo un primo assaggio della deliziosa fondue bourguignonne. Non riesco a credere di aver cucinato tutta questa roba per una sola cena…devo esser stata presa da manie di grandezza!! 😀

Ma veniamo ora al dunque, cioè a questa  bella panna cotta. Innanzitutto diciamo che prima di questa ricetta non avevo mai mai fatto la panna cotta, se non quelle preparate della cameo in cui praticamente da fare c’è poco! Dopo lunghe consultazioni, decine di libri sfogliati e varie ricette prese in considerazione, mi sono affidata ad una presa (e lievemente modificata) dal Vol.3 della Scuola di Pasticceria  dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani.

Per il procedimento è filato tutto liscio, la preparazione di per sè é molto semplice. Ho deciso di fare due versioni diverse: le coppe che vedete nella foto  (fatte in più per la famiglia e soprattutto per poter essere fotografate con calma!) e delle monoporzioni da servire ai miei amici, fatte usando la teglia da muffins.

Però, arrivata al momento di sformare le miniporzioni, mi sono accorta dell’errore commesso! Mi sono fidata della procedura della ricetta pensando che poi le miniporzioni sarebbero dolcemente sciovolate fuori dalle formine senza grossi problemi…e invece giammai! Sono stata un’ora a cercacare di farle uscire senza distruggerle,capovolgendo la teglia, sbattendo con ogni sorta di oggetto, presa dall’ansia di aver rovinato il dessert (si perchè mi ero detta “se gli altri fanno schifo, almeno c’è la pannacotta che sembra essere venuta bene!!”)…insomma alla fine sono tornata in me e ho pensato “ok, rivolgiamoci a colui che tutto sa…”…così in un attimo ho digitato la parola magica su Google e ho scoperto che  “si consiglia di ungere leggermente le formine con olio vegetale insapore prima di versare il composto “…doh. Ma non mi sono arresa, cerca e ricerca alla fine ho trovato la soluzione su GialloZafferano, ossia immergere per pochi secondi gli stampini in acqua bollente. E così ho fatto.

Insomma, ho un po’ pasticciato, ma alla fine ne sono venuta fuori alla grande e i miei amici hanno apprezzato molto il dessert! Ce lo posso scrivere “problem solving” sul curriculum no???

p.s.: però la prossima voltà la servirò nelle coppette e non se ne parla più!!

panna cotta

Ingredienti
12g gelatina in fogli
8dl panna fresca
2,5 dl di latte
150g zucchero semolato
more
foglie di menta

Preparazione
Fare ammorbidire la gelatina in una ciotola di acqua fresca per 15 minuti, rimuoverla dall’acqua e strizzarla delicatamente con le mani.

Versare la panna in una pentola dal fondo spesso, aggiungere il latte e lo zucchero. Scaldare su fuoco basso mescolando di tanto in tanto, senza farlo mai bollire. Togliere del fuoco e unire la gelatina, mescolando bene affinche si sciolga completamente.

Versare il composto nel contenitore che preferite (uno stampo singolo, stampini monoporzione, coppette o bicchierini ecc) e riporre in frigo per 12 ore.

Prima di servire, versare le more in una pentola e aggiungere acqua e zucchero semolato a piacere. Lasciar cuocere per pochi minuti,  giusto il tempo di scaldarle e far si che si formi una salsina.

Guarnire la panna cotta con le more calde  e una fogliolina di menta e servire.

N.B.: Le more che ho usato io mi erano state regalate qualche tempo prima e le avevo conservate in congelatore, anche per questo non sono riuscita a pesarle e ho aggiunto acqua e zucchero ad occhio. Sia la quantità di acqua che di zucchero dipendono dalla quantità di more che userete. Io ho usato circa 1/2 bicchiere di acqua e 2 cucchiai di zucchero (lo sapete ormai che non amo le cose troppo dolci!). Potete iniziare mettendo poca acqua e se vi sembra che non si crei abbastanza salsa potete aggiungerne altra man mano.

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